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LANCIANO TRA ARTI E MESTIERI

di Fiorenzo Carlini

Lanciano ha prodotto industriali di prim’ordine. L’elenco sarebbe lungo. Due li ho conosciuti direttamente, frequentandoli per via della mia attività di cronista sportivo, l’altro, invece, per il carisma trasmesso per il suo enorme successo internazionale.

Il primo industriale è stato Angelo Allegrino. A dir il vero, quando lo frequentai le prime volte, faceva parte di un’azienda famigliare che trattava la trasformazione del latte. Tutto avveniva in un piccolo locale posto nella piazzetta presente tra salita dell’Arcivescovado e quella Fenaroli. Angelo, giovanissimo, era ambizioso. Erano gli anni settanta. Per lui quell’attività non era racchiusa nella semplice lavorazione di un prodotto. Voleva ingrandirsi. Tutto ebbe inizio con la creazione e valorizzazione di un logo dell’azienda, da divulgare in tutto il territorio nazionale. Quando Angelo decise di lanciare il suo prodotto a livello nazionale, ne parlò anche con me. Lo fece mentre discutevamo di come comporre un articolo sulla squadra di pallacanestro della città, che aveva preso il nome e il logo della sua azienda. Ricordo che eravamo nella sua piccola sede quando, con grande entusiasmo, iniziò a parlarmi del suo progetto di espansione commerciale. Nel mio piccolo rimasi meravigliato, perché immaginavo cosa volesse dire garantire, ogni giorno, la disponibilità di un prodotto sui banchi frigo delle diverse rivendite distribuite in tutto il territorio nazionale. Angelo, però, mostrò di avere le idee chiare. In breve tempo, infatti, seppe gestire al meglio la sua idea, raggiungendo il traguardo, distribuendo i suoi prodotti in un mercato molto ampio. Per anni Allegrino è stato sinonimo di qualità dei prodotti caseari. Poi c’è stata la sua storia, quella che ha racchiuso in un libro tutto da leggere: “La mia storia fantastica”, edita da Solfanelli. Per me resta forte la visione industriale di un giovane che, da una piccola latteria, ha immaginato prima e realizzato dopo, il sogno di diventare imprenditore di quel settore.

Diverso è stato l’approccio avuto con l’altro industriale di Lanciano, conosciuto sempre per via della mia attività di cronista sportivo. Luciano Pozzolini, almeno le prime volte, m’incuteva timore, perché facente parte della ricchissima e fiorente stirpe dei Pozzolini. La prima volta che mi recai nella sua sede, nella zona industriale della città, fui molto imbarazzato di fronte alla sua enorme scrivania. L’ufficio occupato da don Luciano era molto grande. Nell’aria si sentiva forte il profumo misto di formaggi e carni stagionate. Lui, con me, parlava di calcio. Ogni tanto, però, avendomi preso in simpatia, mi parlava anche del suo lavoro, del successo del formaggio K48, dei rapporti che sapeva mantenere con i mercati nazionali e internazionali. Don Luciano si magnificava spesso del suo successo. A me piaceva vederlo così. Trasmetteva entusiasmo. Angelo Allegrino e don Luciano Pozzolini, indubbiamente, hanno scritto la storia del mondo industriale di Lanciano e sono orgoglioso di averli conosciuti di persona. Il terzo industriale lancianese, che voglio ricordare, ha una storia con pochi legami diretti con la mia vita, anche se ho sfiorato la sua persona per la mia voglia di raccontare le cose belle di Lanciano.

Icilio Sideri, negli anni settanta-ottanta, era considerato il mecenate di Lanciano. Essere occupati nella sua azienda, la San Marco, era un’ambizione per molti. Ho avuto modo di incontrarlo una volta sola, negli uffici nella zona industriale della città, per via di un articolo che volevo fare su di lui, dopo i suoi ripetuti successi imprenditoriali oltre continente, per la produzione di barriere stradali in acciaio. Con la sua corporatura possente mi dedicò pochi secondi, congratulandosi per quanto scrivevo su Lanciano. Poche parole, una pacca sulla spalla, per poi affidarmi a un suo collaboratore per avere le notizie che volevo assumere. Onestamente tornai in quell’azienda anche per il mio lavoro di tecnico d’infortunistica stradale. Lui, però, era sempre in giro a lottare con il mercato in evoluzione, per mantenere i posti di lavoro alle oltre cento famiglie che puntavano su di lui. Nel 1991, a riconoscimento dei suoi successi, fu nominato cavaliere del lavoro. Don Icilio ha fatto tanto per la città. Lanciano lo ricorda con affetto.

16 Marzo 2023

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