Il mio recente viaggio a Copenaghen, è stato lo spunto per porre in essere alcune importanti riflessioni sul turismo responsabile, infatti, sono bastati pochi giorni nella capitale danese, per respirare un senso di benessere, che non è solo ricchezza ma rispetto per l’ambiente, voglia di godersi la vita ma soprattutto capacità di vivere in armonia con la natura. Copenaghen nel 2014 è stata eletta Capitale Verde d’Europa ed è in prima fila in fatto di ambiente ed eco-sostenibilità, anche l’Abruzzo è la regione più verde d’Europa con oltre un terzo della sua superficie coperta da parchi e riserve ma purtroppo in fatto di sviluppo sostenibile  è indietro anni luce. Spesso si è parlato di tale forma di turismo  come strumento per il rilancio dell’intero comparto turistico regionale, ma non tutti ( forze politiche, imprenditori e singoli cittadini ) purtroppo ne hanno colto il significato.

Secondo la definizione, formulata nel celebre Rapporto Brundtland della World Commission Environment and Development istituita dall’Onu, un’attività turistica è sostenibile quando si sviluppa in modo tale da mantenersi vitale in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterando l’ambiente e non ostacolando o inibendo lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche. Concordo con i molti che negli anni si sono espressi su questo tema, nell’affermare che esso rappresenta una vera opportunità di crescita per l’economia locale, dall’agricoltura all’artigianato, dal turismo al commercio.

Rappresenta inoltre uno strumento di recupero di antichi luoghi che altrimenti rischierebbero l’abbandonodi valorizzazione di tradizioni antiche e preziose che racchiudono millenni di storia e di cultura, basti pensare alle migliaia di km di ferrovie dismesse costruite nel corso del novecento ed abbandonate in nome della velocità se fossero riattivate o trasformate in percorsi pedonali o ciclabili potrebbero favorire il turismo abruzzese, così come la riqualificazione delle case cantoniere che potrebbero diventare ostelli, ciclo-officine o punti di ristoro. A tal proposito è bene sottolineare che in Italia esiste un progetto pilota che coinvolge 30 case site sul territorio nazionale nato dalla collaborazione tra Anas, Mibact, Mit ed agenzia del demanio ma che purtroppo non interessa, per il momento, la nostra regione.

Il turismo sostenibile e responsabile diventa quindi più significativo se collocato in aree che vogliono differenziarsi dalle solite proposte turistiche, rappresentando una riscoperta vera di cosa possono offrire territori, una risposta al desiderio di mantenere una propria identità al di la delle logiche di mercato, attraverso attività che si concentrino sulla promozione dei valori locali.

Una tale innovativa prospettiva esige però che gli attori chiave del settore turistico, siano radicati nella struttura sociale e culturale della comunità locale e siano in grado di interagire con le differenti professionalità turistiche presenti sul territorio, così da poter garantire alla comunità locale a vocazione turistica il raggiungimento di importanti finalità di sviluppo e allo stesso tempo il rispetto della loro cultura e dei loro diritti fondamentali.

Nei prossimi anni sarà fondamentale elaborare  delle politiche che consentano di identificare e promuovere  le aree naturalistiche, beni culturali, musei, risorse naturali, strutture ricettive accessibili e percorsi di turismo responsabile, affinché il turismo possa uscire da questa fase di stallo che perdura  ormai da troppo tempo.
Annalisa De Luca
Presidente impresa Donna Ascom Abruzzo